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Come diventare un Educatore Professionale


caricato il  13.12.2023 in   Speciali Lavoro
Saper lavorare in team, avere una profonda attitudine a relazionarsi con gli altri, mantenere i nervi saldi sono alcuni dei requisiti richiesti per intraprendere la professione di Educatore Professionale.

Questa figura lavora per recuperare e reinserire socialmente persone in difficoltà e in situazioni di disagio, che vivono per questo ai margini della società. Un lavoro che richiede senso di responsabilità e una sensibilità fuori dal comune tanto da diventare quasi una vocazione.

L’Educatore in particolare assiste queste categorie di persone:
  • soggetti portatori di handicap psichici o fisici (adulti e minori)
  • persone malate di Aids e con problemi di dipendenza (alcol, droghe)  
  • anziani
  • carcerati
Per la varietà delle problematiche con cui si misura, nonché per la loro specificità, l’Educatore lavora spesso in modo coordinato e integrato con altre figure professionali presenti nelle strutture come psicologi, assistenti sociali e altri operatori. In generale, attua interventi educativi e riabilitativi nell'ambito di un progetto terapeutico elaborato da un'équipe multidisciplinare che ha come obiettivo primario il recupero alla vita quotidiana. Per ottenere il positivo inserimento o reinserimento psico-sociale della persona in difficoltà, l’Educatore: mira al recupero delle sue potenzialità e al raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia; organizza le strutture e le risorse sociali e sanitarie al fine di realizzare il progetto educativo integrato; opera sulle famiglie, sulla collettività e sul contesto sociale dei pazienti allo scopo di favorirne il reinserimento; partecipa ad attività di studio e ricerca.

L’Educatore svolge la sua attività professionale in strutture e servizi socio-sanitari pubblici (come ospedali, carceri, ma anche Province, Regioni, Comuni); in strutture residenziali e semiresidenziali private (come case famiglia, comunità terapeutiche, case di cura, case di riposo, cooperative, centri di accoglienza); effettua assistenza domiciliare, offrendo anche solo il sostegno educativo; si reca a scuola per il sostegno dei minori; visita centri educativi diurni che ospitano persone disagiate. Lavora in regime di dipendenza o libero professionale.

Secondo i dati dell’Associazione Nazionale Educatori Professionali (ANEP) relativi al 2014, gli educatori professionali in Italia sono più di 31.000: sono quasi 23.000 gli educatori che lavorano nelle strutture residenziali, circa 3.800 quelli dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale, circa 2.000 quelli che lavorano presso il Ministero della Giustizia, a cui si aggiungono coloro che lavorano nei servizi semi-residenziali, nei servizi territoriali e nel sistema scolastico.

Il tipo di attività presuppone un interesse di base in ambito socio-sanitario; a scuola è consigliabile il liceo socio-pedagogico, ma è il percorso universitario che fa la differenza.

Ai sensi della Legge 240/2010 la formazione spetta all'Università e per lavorare come Educatore Professionale è necessario essere laureati in una delle due seguenti discipline:
  1. Corso di Laurea triennale o di I livello in Educatore Professionale Sanitario (Classe SNT/02 - Lauree in Professioni Sanitarie, area della Riabilitazione) - Dipartimento di Medicina e Chirurgia
  1. Corso di Laurea triennale o di I livello per Educatore Professionale (Classe L19 - Lauree in Scienze dell'Educazione e della Formazione - Educatore Professionale Sociale, Educatore Nido, Formatore Continuo) - Dipartimento di Scienze Umane

Sociale e sanitario sono due percorsi universitari paralleli che permettono entrambi l’accesso a questa professione.

Cestor, Centro Studi Orientamento, mette a disposizione l’elenco dei corsi di laurea triennale o laurea di primo livello che appartengono alle diverse classi con l'indicazione delle Università che li organizzano.

Consulta la classe delle lauree in professioni sanitarie della riabilitazione (SNT2).

Consulta la classe delle lauree in scienze dell'educazione e della formazione (L19).

Dopo il Decreto Ministeriale del 13 marzo 2018 è prevista l’iscrizione ad un apposito albo professionale.

Fondamentale per tale iscrizione è il titolo di studio relativo all’esercizio della professione.

Il percorso universitario prevede anche ore di tirocinio per fare esperienza sul campo; l’esperienza pratica per questo tipo di professione è particolarmente importante per poter poi affrontare le situazioni problematiche. La formazione include percorsi professionalizzanti presso le strutture sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale e le strutture di assistenza socio-sanitaria degli enti pubblici individuate nei protocolli d'intesa fra le regioni e le università stesse.

Terminato il percorso formativo e universitario, è utile fare un’analisi del territorio per conoscere le opportunità presenti nel pubblico e nel privato. Se si desidera lavorare nel settore pubblico, occorre informarsi sui bandi e concorsi attivi preso l’ente pubblico di interesse.

Sempre ai sensi della Legge 240/2010 dopo la laurea triennale si può continuare presso le Università con la Laurea specialistica di II livello di due tipi: Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea Magistrale in Educatore Sanitario Specializzato (classi LM, SNT/02); Dipartimento di Scienze Umane, Corso di Laurea Magistrale in Pedagogia (classi LM50, LM57, LM85, LM93).

È possibile proseguire con master di I e di II livello, dottorati di ricerca, nonché corsi di perfezionamento e di ECM (Educazione continua in medicina che permette al professionista sanitario la formazione continua).

La figura di Educatore Professionale non va confusa con quella di Educatore Socio-Culturale.

Anche l’Educatore Socio-Culturale promuove la crescita personale, l’inserimento e la partecipazione sociale delle persone, ma a differenza dell’Educatore Professionale non può operare in progetti e servizi educativi e riabilitativi in ambito socio-sanitario rivolti a persone in difficoltà (minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani).

La sua attività mira a sviluppare le potenzialità ludiche, culturali, espressive, relazionali delle persone. Per fare questo, organizza gli spazi ricreativi e sociali attraverso interventi educativi che rispondono ai bisogni individuali; offre consulenza personale; cerca di mediare i conflitti in tutti gli ambiti in cui è possibile favorire l’incontro tra persone e far crescere le loro capacità di partecipare attivamente alla vita sociale.

Per esercitare la professione di Educatore Socio-Culturale, costituisce titolo di ingresso il possesso del diploma di laurea in Scienze dell’Educazione (classe L19) o lauree con contenuti formativi analoghi.

Dopo un periodo di inserimento di qualche mese, solitamente la figura viene stabilizzata. Con il passare del tempo, attraverso l’acquisizione di esperienza sul campo e di competenze gestionali, può in alcuni contesti (strutture residenziali, semiresidenziali, cooperative sociali, etc.) assumere ruoli di responsabilità e coordinamento come occuparsi della formazione o del tutorato dei nuovi educatori e del loro affiancamento nel team di lavoro.